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Dentellatura

È una sequenza di perforazioni circolari piccole e regolari intorno alla vignetta dei francobolli, che permette di separare agevolmente nei fogli i francobolli l'uno dall'altro. La dentellatura si ottiene a macchina con molti aghi perforatori su pochi fogli di francobolli perfettamente sovrapposti, appena stampati. In genere è una operazione automatica effettuata dalla macchina da stampa dopo la stampa e la gommatura dei fogli interi.

All'origine del francobollo non esisteva, e i singoli esemplari venivano separati con le forbici; la dentellatura venne inventata pochi anni dopo, ed entro il 1870 quasi tutti gli Stati emittenti la introdussero. Anche se oggi la dentellatura con perforazioni è ancora il sistema più utilizzato, si compiono continuamente esperimenti per evitare questa operazione complicata, proponendo ad esempio francobolli preseparati a macchina (la cosiddetta 'fustellatura' soprattutto per i francobolli autoadesivi) con lame che producono tagli e non perforazioni, con separazioni lineari o a zig zag.

Esistono essenzialmente tre diversi tipi di dentellatori, ciascuno con pregi e difetti che sono il frutto di una maturazione tecnologica cresciuta in circa 150 anni.

Il primo tipo è il cosìddetto dentellatore lineare che produce la dentellatura 'lineare', la prima nata e quindi la meno perfetta. Si tratta di una bacchetta lineare metallica su cui sono fissati a distanze stabilite gli aghi perforatori che produce soltanto sequenze lineari di fori e che per perforare nei due sensi i francobolli deve cadere, spostandosi, sulla carta tante volte quante sono le file di francobolli contenute nel foglio in ambedue i sensi, compresi i margini esterni. Questo sistema che impone numerosi spostamenti del foglio o del dentellatore ha grosse difficoltà nel mantenere la costanza delle distanze delle linee di perforazioni successive e non permette l'esatta sovrapposizione dei fori di incrocio (denti angolari dei francobolli).

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Il secondo tipo è il dentellatore a 'pettine', che consiste in una bacchetta lunga su cui sono state applicate numerose altre barrette ortogonali più corte, tante quante sono le file (verticali o orizzontali) di francobolli in un foglio (l'insieme è simile ad un pettine per capelli); su tutte le barrette sono montati gli aghi perforatori che abbattendosi sulla carta producono una sequenza di perforazioni lunga e tante altre corte perpendicolari. Ad ogni movimento del pettine viene perforato un lato del foglio per tutti gli esemplari contenuti e, per una frazione alta quanto un francobollo, l'altro lato. L'operazione deve essere ripetuta su tutte le file (del senso non dentellato con la battuta precedente) esistenti nel foglio. Ciò riduce molto gli errori nelle perforazioni angolari che non si sovrappongono più come per la dentellatura lineare. Gli spostamenti del foglio o del dentellatore sono anche molto meno numerosi e sempre senza ruotare macchina o carta di 90°.

Il terzo tipo è il dentellatore a 'blocco'. Consiste in un complesso di barrette incrociate grande quanto un foglio intero, una barretta per ogni fila orizzontale ed una per ciascuna fila verticale, attrezzate di aghi montati in file continue e chiuse che perforano in un colpo solo tutto il foglio. Ogni problema di fori angolari e di rapidità di lavorazione col dentellatore a blocco è superato, ma se il posizionamento del foglio è inesatto, tutti i francobolli contenuti hanno la vignetta scentrata rispetto alla dentellatura.

Francobolli identici perforati in tempi diversi con dentellatori di tipo diverso ufficialmente dichiarato sono francobolli che hanno valore, classificazione e numerazione propria. Se la variazione non viene dichiarata le diversità di dentellatura sono varietà.

La dentellatura si misura convenzionalmente con uno strumento denominato odontometro. L'unità di misura standard della dentellatura è espressa in numero di fori sulla lunghezza di 2 cm. Quando si legge sui cataloghi il valore '13' vuol dire che la dentellatura è stata effettuata con un dentellatore di qualsiasi tipo che produce 13 fori su 2 cm.

 

Le dentellature dei francobolli italiani sono essenzialmente a blocco o a pettine ed hanno spesso valori diversi sui due lati scritti in una sequenza standard, per esempio 14 x 14 1/4 ; il primo valore si riferisce sempre al lato orizzontale, l'altro a quello verticale del francobollo. Se il numero scritto è uno solo vuol dire che ambedue i lati hanno la stessa dentellatura.

Data la complessità delle operazioni di dentellatura è possibile che alcuni francobolli abbiano dentellatura mancante (senza dentellatura), impressa ma non perforata (cieca) o parziale (mancante su uno, due o tre lati). Si tratta di varietà che spesso sono classificate nei cataloghi. Salti di perforazioni, perforazioni mancanti, spostamenti della dentellatura rispetto alle vignette più o meno ampi, doppie perforazioni e altre diversità dal normale sono tutte varietà interessanti e collezionate.

In altri stati recentemente la dentellatura è eseguita anche con perforazioni ellittiche o a mezza luna (Gran Bretagna), e ciò per evitare falsificazioni di francobolli stampati in modo assai simile a quelli autentici, il cui riconoscimento viene facilitato dal tipo di perforazione ben più costoso e difficile da imitare rispetto a quello tradizionale a soli fori circolari.

Carta, filigrana e fluorescenza

Queste tre caratteristiche non possono essere facilmente descritte separatamente perché si combinano variamente.

La carta filatelica fin dall'origine è stata scelta con cura, soprattutto per la qualità e la sicurezza contro la falsificazione e si può realizzare a mano in fogli singoli su telai appositi o a macchina in rullo o bobine mediante processi semindustriali o anche con procedimenti altamente meccanizzati per i grandi consumi.

 

  Deve essere pregiata, sottile e piana per permettere stampe perfette ed è sempre stata prodotta da cartiere specializzate. La maggiore complicazione per i produttori è stata fin dall'inizio il desiderio delle poste di ricevere una carta che, oltre ad una superficie adatta alla stampa dei francobolli, avesse segni di riconoscimento che altri consumatori non avevano, ossia che unisse alla robustezza e alla qualità anche una filigrana di sicurezza. La stampa preliminare di fondi di sicurezza antifalsificazione, usata un tempo sia in Gran Bretagna sia in Italia, fu soppressa perché non dava sufficienti garanzie.

I maestri cartai fabrianesi e la scuola cartaria italiana produssero poco dopo la nascita dei primi francobolli di provenienza inglese, carta filigranata di sicurezza la cui fabbricazione è continuata nel tempo fino ai giorni nostri in una sequenza di tradizione e di innovazione che ha consentito la creazione e l'utilizzazione di carta filatelica con filigrane diverse che vanno dall'antica filigrana "corona' a quella "ruota" (3 tipi) e "stelle" (4 tipi) recenti, l'ultima ancora attuale. Alcuni francobolli italiani e di altre nazioni però sono stati anche prodotti in carta patinata non filigranata, ossia in carta con l'aggiunta di uno strato superficiale di polvere silicea in modo da renderla più liscia possibile, come quella dei migliori libri, ma fino a quando non fu trovato un modo nuovo per evitare falsificazioni, questo tipo di carta fu usato raramente.

La svolta per ridurre i consumi di carta filigranata e per utilizzare quella patinata, affrontando contemporaneamente i problemi della bollatura meccanizzata di volumi sempre più grandi di corrispondenze, si ebbe quando si inventò la produzione industriale della carta fluorescente ossia di carta nel cui impasto era mescolata polvere sensibile ai raggi ultravioletti che distingueva appunto sulle corrispondenze la carta del francobollo da quella degli involucri e che non fosse facilmente riproducibile per produzioni di massa.

La carta filigranata in Italia nel 1967 divenne fluorescente per tutta la produzione filatelica (in Gran Bretagna pressoché nella stessa data divenne invece fosforescente) e ciò permise una grande sicurezza contro i falsari ma soprattutto consentì alle poste di utilizzare un sistema di macchine sensibili alla fluorescenza create per bollare velocemente le affrancature sulle corrispondenze ordinarie.

La fluorescenza applicata alla carta patinata consentì negli anni Ottanta anche un grande ritorno dei francobolli in carta più liscia e più economica, permettendo un ottimo livello di qualità di stampa, mantenendo un buon grado di sicurezza contro le falsificazioni, senza creare problemi per la bollatura meccanizzata.

 

La filigrana si osserva in trasparenza o con vaschette nere riempite di benzina avio (quella per gli accendini) che permettono di valutare agevolmente la differenza di spessore della carta ove esiste il disegno filigranato.

La fluorescenza si osserva con la lampada di Wood la cui luce, colpendo il francobollo, provoca una complessiva variazione dei colori, rendendone alcuni molto brillanti, tanto che i loro riflessi sono recepiti sia dai nostri occhi che dagli occhi elettronici delle macchine bollatrici che si attivano per la bollatura veloce.

Nei francobolli variazioni dal normale della filigrana, della fluorescenza e dello spessore o del tipo di carta impiegato sono considerate varietà importanti e di valore.