Un secolo dopo, nell'883, fu nuovamente distrutta dagli Arabi ma fu ricostruita sulla planimetria voluta da
Gisulfo. A causa però dell'espansione dell'idea benedettina e del rifugio culturale ed intellettuale che l'abbazia
rappresentò nel medioevo (contenendo una grande biblioteca e continuando ad insegnare la scrittura e la
lettura), subì sostanziali modifiche ed ampliamenti tra il 1058 ed il 1087 per volere dell'Abate Desiderio. Circa
due secoli dopo, nel 1349, fu un terremoto ad abbattere ancora le sue mura e a ridurre l'importanza del faro di
cultura, scienza ed arte che conservava. La sua nuova ricostruzione fu questa volta più lunga e difficile e
perdurò fino al 1750 circa, epoca in cui si presentò nell'aspetto e nella dimensione che noi oggi conosciamo. La
sua vicenda finale per la quale è nota anche a culture laiche e/o di estrazione religiosa non cattolico/romana,
appartiene al secolo appena trascorso, quando l'esercito tedesco in fuga dall'Italia meridionale nel 1944,
approfittando della sua posizione, fece dell'Abbazia il centro di una linea di resistenza ad oltranza. Per mesi la
costruzione, dotata di sotteranei ed anfratti adatti anche alla difesa all'arma bianca, subì l'ingiuria delle
cannonate e dei bombardamenti e fu alla fine completamente rasa al suolo. La sua ricostruzione finale avviatasi
nel primo dopoguerra e terminata nel 1950 circa, ha riprodotto l'aspetto del complesso precedente alla
distruzione, utilizzando in parte le antiche pietre abbattute e riconducendo nel suo interno le ricchezze culturali
e artistiche salvate dai monaci prima dell'occupazione tedesca. Quest'ultima ricostruzione ha permesso anche il
ritrovamento delle rovine dei precedenti edifici ma il complesso si presenta ancora come una doppia costruzione
rettangolare irregolare, tre lati dei quali ospitano le celle dei
monaci, con la chiesa al centro dell'area, accostata a 4 chiostri
disposti a croce latina. L'importanza religiosa ed artistica
dell'abbazia emerse soprattutto tra il 1050 ed il 1100 per volere
dell'Abate Desiderio, poi divenuto Papa col nome di Vittore III, che
chiamò per erigerla architetti ed artisti dell'area italiana e bizantini
di grande fama. Cultura, costruzioni e perfino il lin-guaggio
cassinese, erroneamente definito "benedettino", sembrano esser
comuni a Montecassino, alla Santa Sede in Roma e all'Abbazia di
Cluny in Francia, cosa questa che richiederebbe ancora oggi
un'approfondita indagine sulla similitudine artistica e culturale
esistente fra le tre località.
L'Abbazia di Montecassino è molto nota nel mondo non solo per il
significato religioso che San Benedetto nel V secolo d.C. volle per
l'ordine religioso che fondò, ma per la cruenta, lunga e storica
vicenda bellica che la coinvolse durante la II guerra mondiale, che
portò alla sua distruzione totale e alla sua fedele ricostruzione
nell'immediato dopoguerra. L'ampia costruzione dislocata su uno
sperone roccioso dell'Italia centrale nei pressi della città di
Cassino, fu fondata da San Benedetto intorno al 530 d.C. sulle
rovine di due oratori abbandonati, per accogliere fin dalle origini
monaci dell' ordine benedettino che per regola uniscono ed
alternano il lavoro alla preghiera (Ora et Labora – Prega e Lavora).
Fu distrutta quasi completamente dai longobardi nel 577 ma dopo
il loro passaggio fu ricostruita dall'Abate Perinace ed ampliata con
una chiesa a tre navate dall'Abate Gisulfo.
Ricostruzione de
L’ABBAZIA di
MONTECASSINO
L'abazzia fedelmente
ricostruita nel 1950.
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