Torna al sommario 

 

Nascita del francobollo

Sino a metà dell'Ottocento il servizio veniva normalmente pagato dal destinatario all'arrivo; le tariffe erano alte e molto complicate, perché calcolate in funzione del peso della lettera e della distanza da percorrere. Questo sistema venne riformato in Gran Bretagna da Rowland Hill, che eliminò le disparità tariffarie, introducendo una tariffa unica ed economica (1 penny) da pagarsi sempre in anticipo. Il riformatore inglese inventò il francobollo, come contrassegno dell'avvenuto pagamento in anticipo, che vide la luce il 6 maggio 1840. Portava il ritratto della regina Vittoria, era di colore nero e valeva 1 penny: ora è universalmente noto come "Penny Black".

L'invenzione inglese ebbe risonanza mondiale in quanto risolveva molti problemi delle amministrazioni postali pubbliche allora in fase di crescita e quindi fu rapidamente adottata da molte nazioni. Permettendo incassi certi ed anticipati consentì la programmazione del futuro dei trasporti postali che camminava con lo stesso passo della alfabetizzazione delle popolazioni, con la maturazione delle coscienze nazionali e dei rapporti sociocommerciali tra nazioni vicine e lontane.

Il francobollo in Italia entrò per la prima volta al seguito delle truppe francesi che andavano nello Stato Pontificio nel 1848/49 per salvaguardare il potere temporale dei papi, e fu introdotto stabilmente nel Lombardo Veneto austriaco nel 1850. Gli altri antichi stati in cui allora si divideva l'Italia lo introdussero tra il 1851 ed il 1859: il regno di Sardegna, che nel 1861 diede origine al regno d'Italia, lo ebbe dal 1851 e portò nel nuovo regno i propri usi postali.

I bolli postali

Intorno al 1780 insieme ai primi uffici postali pubblici, alcuni già in funzione da circa 50 anni, nacquero anche i primi bolli postali, ossia segni standard da apporre alle corrispondenze che partivano o transitavano o arrivavano negli uffici postali.

I timbri in metallo o in legno imprimevano un'impronta (in vari colorì) sulle corrispondenze per dimostrare l'accettazione, il transito o il passaggio delle corrispondenze. Inizialmente queste impronte riproducevano solo simboli, poi riportarono l'indicazione della località (di partenza, arrivo o transito) ed infine furono dotati anche di datari.

Mentre il costo del trasporto veniva riportato a penna; le località e le date interessate dal trasporto postale venivano indicate sulle lettere con timbri che raccontano la storia dei diversi uffici postali.

. I bolli ebbero nell'area italiana una grande evoluzione tecnologica ed assunse­ro una forma simile a quella attuale intorno al 1830/40. Con l'unificazio­ne dell'Italia, tutti gli uffici postali del regno ebbero in dotazione bolli gradualmente unificati di vario tipo a seconda del servizio che dovevano effettuare: per esempio bolli annul-latori dell'affrancatura, "punti" e "sbarre" impressi sui francobolli con bolli datari applicati a vuoto che do­vevano riportare la località di par­tenza o di accettazione della lettera con, al centro, la data e l'ora dell'annullamento.

Con la fine del XIX secolo furono introdotti anche bolli annullatori figurati e furono anche utilizzate macchine bollatrici che potevano smaltire più rapidamente le crescenti masse di corrispondenza.

Oggi i bolli si dividono in gruppi in relazione alla loro forma, al loro contenuto e alla loro funzione. I bolli ordinari sono quelli impiegati ordinariamente, di forma circolare e applicati manualmente, i bolli commemorativi, in genere rotondi o quadrati, con scritte aggiuntive relative alla commemorazione effettuata, i bolli meccanici, i bolli a targhetta, i bolli figurati, quelli di franchigia, bolli accessori ed altri ancora.

La posta viaggiata racconta la propria storia, il viaggio che ha superato e il percorso che ha effettuato solo attraverso la lettura dei bolli postali su essa applicati.

Tutte le impronte dei bolli rientrano nella grande branca della filatelia detta "marcofilia", che le studia, le classifica e che è oggetto di collezionismo specializzato.